Decreto Dignità ed eventuale reintroduzione dei Voucher nel Turismo
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I Contratti Collettivi Nazionali nel Turismo si sono ormai da decenni misurati con le esigenze di flessibilità delle imprese, individuando diverse soluzioni negoziali condivise e utili proprio a rispondere alle problematiche di una domanda ancora in larga parte condizionata da una strutturale stagionalità.
Ricordiamo che gli strumenti tipici di flessibilità esistenti sono il lavoro extra e di surroga, che consente di poter assumere lavoratori con contratti della durata massima di 3 giorni; apprendistato in cicli stagionali per giovani fino a 29 anni; contratti a tempo determinato stagionale e somministrazione di lavoro a tempo determinato.
Inoltre i succitati CCNL prevedono dispositivi di flessibilità sull’orario di lavoro come il part time anche di 15 ore settimanali con clausole elastiche; part time weekend della durata di otto ore settimanali e possibile gestione di orari multi periodali funzionali a far fronte a picchi di attività in tutti i periodi dell’anno.
Il Turismo determina annualmente il 12% del P.I.L. del nostro paese ed occupa quasi due milioni di lavoratori; nonostante questi dati rilevanti, il settore soffre di elementi di precarietà – nella durata dei rapporti di lavoro e nel reddito – che possono trovare tutela attraverso un’azione mirata nella contrattazione collettiva e con uno specifico e coerente sostegno legislativo. Se è vero che una parte del lavoro nel Turismo ha infatti carattere di stagionalità, difficilmente si può sostenere che il medesimo lavoro presenti carattere occasionale ed imprevedibile.
La paventata reintroduzione dei voucher (peraltro già presenti ora nel nostro ordinamento seppur vincolati a determinati requisiti) avrebbe l’effetto di vanificare le scelte contrattuali fin qui operate, favorendo il rischio di sostituzione che i dati degli anni precedenti hanno fortemente evidenziato: i buoni lavoro, del valore nominale di 10 euro, venduti nel turismo nei primi sei mesi del 2016, furono 10.410.045 e, parallelamente, i contratti a tempo determinato stipulati per stagionalità diminuirono.
Siamo fermamente convinti che questo comparto rilevantissimo nella crescita dell’economia italiana debba divenire oggetto di una nuova Governance partecipata, di indirizzi strategici, di investimenti e non di iniziative che abbiano come unica finalità quella di fornire alle imprese uno strumento volto a produrre esclusivamente una compressione del reddito dei lavoratori e, soprattutto, ad aumentare la maggiore precarietà del rapporto di lavoro che, invece, il Decreto vuole contenere.