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Parma Capitale della Cultura. Quanto è lontano il 2020?

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A Parma, nella prestigiosa sede del Palazzo del Governatore, il 15 novembre 2019 si è svolto il convegno organizzato da EBC Parma e da EBURT che ha “fatto il punto” sul percorso, tuttora in progress, che sta portando Parma a essere la Capitale Europea della Cultura dell’anno 2020.

L’incontro ha saputo coniugare insieme, in modo armonico, cultura e lavoro, poesia e analisi statistica: è iniziato infatti con l’attrice Sabina Borelli, che ha dato voce ad alcune liriche di Attilio Bertolucci, poeta e padre del regista Bernardo ma soprattutto innamorato della sua terra, di Parma e del suo territorio.

Davide Dazzi, ricercatore IRES, ha quindi presentato i risultati della ricerca, visibile anche sul web www.ebcparma.it e www.eburt.it , sui fabbisogni dei lavoratori nelle città d’arte. Due gli obiettivi: ricostruire la  filiera economico-politica, ossia il processo decisionale che mette al centro la cultura, da un lato, e misurare la qualità del lavoro dei lavoratori della medesima filiera, dall’altro.

Altro momento poetico, con il video “Cultura è Lavoro”, curato dal giornalista Enrico Gotti, una sintetica e godevolissima cartolina sui centri di produzione culturale della città.

Con la tavola rotonda infine, moderata da Patrizia Ginepri, giornalista della Gazzetta di Parma,  i rappresentanti delle istituzioni, delle parti sociali e del territorio hanno potuto interloquire confrontando tra loro le diverse sfaccettature che compongono la cultura. Sono infatti intervenuti Emanuela Bizi Segretario Generale SLC CGIL, Carlo Fontana Presidente Agis, Claudio Franchini Direttore Ascom Confcommercio Parma, Massimo Mezzetti Assessore regionale alla Cultura, Francesco Cirillo Capo di Gabinetto del Comune di Parma e Cristian Sesena Segretario Nazionale Filcams CGIL.

Parma Capitale della Cultura 2020: è un rischio o di un’opportunità? Per la maggioranza è un’opportunità ma con notevoli punti di debolezza: manca una visione sistemica (carenze, dalla digitalizzazione ai servizi igienici!) e i lavoratori impegnati nel settore culturale in senso lato si trovano in situazione di maggiore debolezza rispetto ai lavoratori degli altri settori, in termini di precarietà e di retribuzione.

La comunicazione sta funzionando bene, la quasi totalità degli intervistati è a conoscenza che la propria città è la Capitale Europea della Cultura per il 2020, ma risultano poco note le effettiva modalità di coinvolgimento.

È emersa una serie di attività, veri e propri punti di forza: la grande partecipazione del terzo settore e del volontariato, in rete con la Pubblica Amministrazione, la cultura come bene immateriale in grado di produrre ricchezza attraverso l’occupazione, le ricadute positive sul turismo, dalla tutela del patrimonio alla valorizzazione.

L’investimento in cultura deve vedere la compresenza del finanziamento pubblico, e di quello privato: è ormai raggiunta la consapevolezza che investire in cultura fa parte dell’identità di molte organizzazioni.